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Il 22 ottobre 2011 se n'è andato anche Antonio Cassese scrivevo in un post alla lista di discussione s-fotografie dopo aver letto i messaggi mandati nella lista che ricordavano il tragico incidente mortale del motociclista romagnolo Marco Simoncelli.
Questa settimana, il 5 giugno 2012, l'Istituto Universitario Europeo ha celebrato la memoria di Nino Cassese -Realizing Utopia: Symposium in Honour of Antonio Cassese- presentando il suo ultimo libro, Realizing Utopia: The Future of International Law. Il mio messaggio alla lista di discussione della Società Italiana per lo Studio della Fotografia, la SISF, mi è tornato in mente. Il ragazzo giovane, così sorridente, scomparso tragicamente era stato ricordato nella lista con queste parole commosse:
Il giovane motociclista Marco Simoncelli, (1987-2011) |
"Scusate. Qualcuno forse non sa chi era Marco Simoncelli. Era un ragazzo simpaticissimo e un grande campione del motociclismo. La sua morte ci lascia tutti più poveri. L'Italia è terra di motori. Sui motori viaggia un po' della grandezza italiana. I motori fanno parte della nostra arte, del nostro saper fare. Sic col motore ci sapera fare, come pochi. Aspettando altri ragazzi come lui, lo piangiamo. Con tutto il cuore.
Ciao, Sic. Continueremo a volerti bene. A pensarti. Domani, salendo sulle Honda come sulle Ducati, girando la chiave di accensione, vedremo il tuo sorriso. Sulle strade andremo più piano, ma in pista, i migliori cercheranno di somigliarti".
Leggendo queste righe, pensai subito, anche Nino Cassese, sapeva fare bene il suo mestiere, da giurista italiano nel mondo, anche lui era sorridente e simpatico, ma mi rendevo conto, non era stata un icona dei media. Ecco cosa scrissi in proposito nell'ottobre 2011 in quella stessa lista s-fotografie dopo aver letto il post precedente:
Antonio Cassese (1996) Presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'Ex-Jugoslavia |
(vedere: http://www.antoniocassese.it/ ).
Inoltre era una persona umanamente squisita, sempre disponibile e sorridente oltre che un fino intellettuale e un eccellente giurista internazionalmente riverito. Personalmente sono profondamente scosso. Non ho pensato però farne partecipi gli amici della lista perché forse, il rapporto di Cassese alla fotografia si limitava alla visione delle prove a carico, immagini di corpi violati e trucidati e delle testimonianze video dei sopravvissuti durante i processi per crimini contro l'umanità. Ma riflettendoci bene, l'avrei potuto fare perché sia Simoncelli che invece è stato ricordato in lista, sia Cassese, erano, in un modo molto diverso, partecipi della cultura visiva delle nostre società.
Ricordare Simoncelli e non Cassese, vedere fiumi di
cittadini al funerale di un giovane motociclista, è difatti un segno molto chiaro dei tempi in qui
viviamo e del lascito che la cultura dell'effimero televisivo ha prodotto
socialmente e ben oltre la penisola. Con questo, non voglio dire che tutti i
morti non hanno diritto al rispetto e che la nostra compassione non viene data
a familiari ed amici che rimangono. Il mio intervento (delicato) intende invece
riflettere sulla cultura dei media visivi oggi,
un altro piano del discorso, quello della scelta della commemorazione e
della sottolineatura del pathos collettivo come viene trasmessa pubblicamente dai
media. Tanti giovani spericolati e ignoti perdono drammaticamente la vita ogni
giorno sulle strade d'Italia con due o quattro ruote e anche persone
fondamentali per la communita nazionale ed internazionale come Cassese.
Tuttavia, i morti non hanno lo stesso peso sociale e culturale. Ricordarne
alcuni e non altri "pubblicamente", segna profondamente le scelti di
una società dello spettacolo televisivo oltre che il ruolo dei media che si
fanno promotori di quelle scelte. A me personalmente hanno profondamente
colpito le due modalità mediatiche molto diverse di ricordare due persone molto
diverse.
Anche questa lista è comunicazione e media in questo
senso e il mio intervento - e, voglio ripetere a scanso di equivoci, per non
essere frainteso e per non dare esito a polemiche che non intendo suscitare
qui, non ovviamente "contro" chi si sente scosso per una morte
piuttosto che per un'altra -, vuole riflettere, se possibile, su come
l'effimero nelle società di oggi, veicolato con immagini icone che sono in
questo caso il tremendo incidente in una corsa di motociclette, sia di per sé
una questione centrale della -e delle- cultura dell'immagine fissa ed in
movimento che permea la nostra quotidianità e suscita alcune nostre emozioni e
non altre."
L'altro giorno mio figlio (13 anni) sentendo alla TV del calcio scommesse e di Buffon ci ha detto: ma perché nessuno ricorda più le belle parole che sono state dette per la morte di Morosini? E allora mi sono ricordata improvvisamente di quel giovane del Livorno stroncato in campo qualche mese fa e del panegirico mediatico che è stato fatto dietro la sua morte, che tuttavia qualche buon messaggio l'ha lasciato (almeno in mio figlio)! Nessuno è uguale su questa terra e nemmeno nell'altra...
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