Friday, 4 January 2013

"Europa e Media: la storia nel web", un progetto europeo all'Istituto Parri dell'Emilia-Romagna

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La tavola rotonda su "Memoria digitale e ricerca storica: esperienze e prospettive" che si è tenuta il 15/11/2012 a Trento presso l'History Lab, la nuova televisione che promuove la storia locale della Fondazione Museo Storico del Trentino, e che si proponeva di "avviare una conversazione orientata alla comprensione del ruolo delle tecnologie digitali ... [che] sono, praticamente dalle loro origini, strumenti di memorizzazione e archiviazione..."  e altri impegni successivi, hanno de facto ritardato questo post che volevo dedicare alla giornata di studio su storia e web in Europa del sabato 10 novembre 2012 presso l'Istituto Parri dell'Emilia Romagna
Nella tradizione del Parri che si dedica da tempo allo studio dei media e del loro rapporto alla storia, l'intento del seminario di Bologna su Europa e media, la Storia nel web era quello di presentare i primi risultati di una ricerca europea decisamente intrigante sul web di storia. Coordinata dallo storico dei media Pierre Sorlin e da Luisa Cigognetti dell'Istituto Storico Parri dell'Emilia-Romagna, il seminario proponeva relazioni su diversi casi nazionali: quelli dell'Italia, della Francia, della Slovenia, dell'Ungheria e della Spagna, mentre quelli della Gran Bretagna e della Grecia, casi che erano stati previsti dal programma, non furono presentati. Ho personalmente partecipato alla giornata proponendo una relazione su storia e memoria nel web alla quale non accenno invece qui.  
Prima di descrivere brevemente i lavori che si sono svolti durante quella giornata, ecco come si presentava il programma:

ore 9.30 Apertura lavori Thomas Casadei, Consigliere Regione Emilia-Romagna e saluto del presidente dell'Istituto Parri, Alberto De Bernardi.

ore 10 Introduzione alla ricerca Luisa Cigognetti, Istituto Storico Parri Emilia-Romagna

ore 10.30 - 13 La storia digitale. Storia e memoria alla portata di tutti Serge Noiret, European University Institute, Fiesole

I casi nazionali Slovenia (Martin Pogacar, Università di Lubiana), Francia (Pierre Sorlin, Università di Parigi Sorbonne Nouvelle), Italia (Claudia Covelli, Università di Milano), Grecia (Chriysavgy Smyrni, Università di Mitilene)

ore 15 - 17.30 

La storia su Wikipedia, Pietro Tasso, Wikimedia Italia

I casi nazionali Ungheria (Terez Vincze, Università di Budapest), 
Spagna (Julio Montero e Maria Antonia Paz, Università di Madrid), 
Gran Bretagna (Robyn Cooper, Università di Leicester)

ore 17.30

Conclusioni Pierre Sorlin, Università di Parigi Sorbonne Nouvelle

Per ulteriori informazioni sul progetto ed i suoi sviluppi si può tuttora contattare i seguenti emails: istituto [at] istitutoparri.it e europedirect [at] regione.emilia-romagna.it dell'Istituto Storico Parri Emilia-Romagna.

Ma veniamo alla giornata stessa. I miei appunti me le ero segnati su vari pezzi di carta anche se, come al solito, scrivo sempre note illeggibili e dunque perdo la metà di quanto scrivo durante gli interventi purtroppo! Storico con il digitale dove sei :) ?

Luisa Cigognetti ha aperto la seduta introducendo il lavoro di una giornata che ha richiamato la commune cittadinanza europea dei partecipanti. Questa cittadinanza si esprime non solo nella rete o nella selezione della documentazione, ma in un approccio condiviso alla narrazione pubblica della storia da interpretare in rete. Il rapporto tra la storia e la memoria nel web europeo si analizza partendo dal basso, dai social networks per esempio, tentando di capire quali argomenti vengono usati e quale storia viene narrata nel web. Facebook -fonte primaria per una "digital public history" di stampo popolare aggiungo io- è un network sociale che ci permette di ricostruire una mappa dei personaggi storici e degli eventi chiavi in tutti i paesi europei.
Claudia Covelli, dell'Università di Milano, autrice del Blog intitolato BlogStoria, (Storia e contemporaneità: rassegne stampa storiche), esamina appunto la presenza di "storia" in Facebook, il network sociale più popolare in Italia. La Covelli ha selezionato le pagine personali pubbliche di personaggi storici e poi calcolato quante volte venivano cliccate con l'indice di gradimento "mi piace" di FB. Queste pagine dedicate ai protagonisti del passato non possono più rimanere impersonali in Facebook: "Garibaldi" non può più scrivere la sua pagina. Curatori in carne ed ossa le mantengono. Queste pagine prendono a prestito alcuni concetti metodologici della Public History, come in questo caso la possibilità di realizzare delle "first person narratives" attraverso siti virtuali di personaggi storici, i cosiddetti "Grandi Nomi della Storia". Altre pagine "con la storia" sono quelle delle istituzioni storiche, biblioteche, archivi, musei, centri di studio, ecc., e anche loro sfruttano l'indice di notorietà di Facebook. Inoltre, sui profili personali, gli utenti discutono tra di loro di storia. Questi interventi sulle pagine di Facebook segnalano così la popolarità pubblica di alcuni personaggi come Giuseppe Garibaldi che ottiene più di 8.500 "mi piace" nella sua nuova pagina. Mentre in uno soltanto dei suoi vari profili, Benito Mussolini ne ottiene più di 16.000
Lo stesso avviene con i siti commemorativi di date importanti della storia d'Italia. La pagina FB dedicata al 25 aprile 1945 offre molti commenti e più di 35.000 "mi piace" (Covelli annota il "grazie ragazzi" pubblicato proprio per la ricorrenza del 25 aprile 2012). La pagina in onore del 150° anniversario della nascita dell'Italia conta più di 2.000 contatti favorevoli. 
La Covelli cerca anche di sapere chi usa la storia in rete, una delle domande che ci eravamo posti tra il 2001 e il 2004 quando analizzammo i siti del web italiani di storia contemporanea (Antonino Criscione, Serge Noiret, Carlo Spagnolo and Stefano Vitali: La Storia a(l) tempo di Internet: indagine sui siti italiani di storia contemporanea, (2001-2003)., Bologna, Pátron editore, 2004). Inoltre le pagine create dalle istituzioni della storia sul territorio sottolineano con i loro contenuti che la seconda guerra mondiale è il tema preferito in Facebook e nella rete italiana nel suo complesso. 
Le modalità di pubblicazioni di contenuti di storia sono certe cambiate dal 2004 con l'avvento dei network sociali. Inoltre, la formula editoriale nuova del "blog" è diventato impianto stabile anche in Italia. La Digital Public History nei blog italiani è soprattutto il fatto dei giornalisti che parlano pubblicamente del passato sottolinea Covelli che menziona i blog di Dino Messina La Nostra Storia sul quotidiano Corriere della Sera, quello di Stefano Azzarà all'Università di Urbino, Materialismo Storico e quello del "giornalista e storico" Mario Avagliano, Stori@.

L'intervento di Piero Tasso di Wikimedia Italia è stato invece dedicato al progetto Wikipedia.it. Tasso ha fatto la storia dell'evoluzione dell'enciclopedia libera basandosi sulle statistiche d'uso che Domas Mituzas ha elaborato per Wikimedia  (Wikipedia article traffic statistics) oltre alle statistiche ufficiali di Wikipedia.it (l'enciclopedia libera sta per arrivare ad un milione di voci diverse nella sua versione italiana).  Tasso si serve inoltre di studi accademici dedicati alla Wikipedia in inglese, en.wikipedia.org per tracciare un bilancio storico dell'impresa Wikipedia. La neutralità delle voci è de facto impossibile visto che l'esistenza stessa di un articolo nell'enciclopedia già di per sè è una scelta attiva. Oggi, la visibilità di Wikipedia in rete è tale al punto di oscurare e quasi "ammazzare", le altre voci virtuali nell'indice di Google.
Tuttavia e benché l'intervento di Julio Montero e Maria Antonia Paz dell'Università di Madrid sulla storia dell'Unione Europea in Wikipedia presentava aspetti molti interessanti, vorrei qui sottolineare l'importanza dell'intervento di Teréj Vincze dell'Università di Budapest sulla rete di storia in Ungheria. La Vincze ha monitorato l'uso della rete di storia da parte delle scuole, seguendo cosa esse consultavano. Si è così dedicata ad inventariare le tipologie di siti web in rete, portali di interesse generale, wikipedia, blog di storia, materiali educativi, giochi in rete a carattere storico, siti delle istituzioni ed università, inventari di siti e cataloghi come startlap.hu o Történelem che possiede anche capitoli dedicati ai siti di storia o un sito di storia pubblica che usa la metafora di un giornale quotidiano di oggi per presentare la storia di ieri e attivare riflessioni sulle memorie collettive del paese.
Tutto e il contrario di tutto si trova così nella rete hungerese di storia: siti revisionisti, siti di storia alternativa a quella ufficiale, siti estremisti e anche di segni politici opposti. Il nazionalismo ungherese usa la storia antica del paese per sostenere le politiche pan-ungherese di oggi e creare un alone spirituale che serve le ideologie dell'estrema destra. L'idea faro che scaturisce dal web è che la storia del paese è stata scritta dai nemici della patria nei secoli per presentare idee false ed ingannare il popolo e separarlo dalla madre patria con un uso deviato e falso della storia nazionale. La rete serve così a combattere la storia professionale ed accademica.

Metapedia: la storia riscritta dall'estrema-destra di stampo nazista
La rete di storia in Ungheria -come in altri paesi d'altronde-, è così veicolo di un racconto pubblico alternativo alla storia scientifica delle università. La storia in rete diventa così una storia "migliore" che serve ideologie della destra estrema come ho potuto notare in un mio post precedente a proposito della storia del fascismo italiano che procede in antitesi con la storia degli storici. 
Per questi siti di estrema destra revisionista, il Trattato di Trianon del 1920 è stato la vera catastrofe nazionale. L'Ungheria non si è più rialzata in seguito. L'Unione Europea di oggi perpetua questa catastrofe ed è un impero invasore della patria che deve ritrovare le sue radici storiche nell'antichità. A questa rivisitazione in chiave di religione nazionalistica della storia del XX° secolo si aggiungono video di propaganda nazista e negazionista e siti antisemiti e razzisti. La Metapedia, è così un enciclopedia alternativa collettiva che scimmiotta la Wikipedia che, invece, non è "nazionale", ma legata alla lingua. La Metapedia copia Wikipedia anche nella struttura degli articoli e nella grafica e nella presentazione delle pagine del sito. Metapedia riscrive, in molti paesi europei, una storia nazionalista di estrema destra, antisemita e alternativa a quella degli storici di mestiere. La versione Ungherese della Metapedia creata nel 2006 in Svezia è la più sviluppata con più di 135.000 articoli ! (Mi prometto di ritornare in futuro su questo sito ingannevole che piega la storia all'estremismo di stampo fascistae con ampia simpatia per il nazismo, un Europa di nazionalismi contrapposti e di negazione dell'Olocausto.)

Pierre Sorlin
Ma le riflessioni più importanti ed interessanti sono state fornite da Pierre Sorlin, il grande storico dei media, vero "deus ex macchina" del progetto dell'Istituto Parri sia nel suo intervento su storia e web in Francia che nelle conclusioni generali della giornata. 
Sorlin ha impostato la ricerca dal punto di vista metodologico cercando per esempio quali fossero i siti più importanti citati nella rete di storia in Francia, come venivano presentati in rete le tematiche storiche e come sono celebrati gli anniversari e le commemorazioni più importanti. Sorlin individua così quattro usi della storia nei siti web: un uso delle risorse infinite del web da parte degli storici di professione, un uso pedagogico del web da parte degli insegnanti di storia, una ricerca di informazioni storiche specifiche nella rete e, infine, la presenza di una nuova generazione di "storici" nel web, immersa questa nella storia degli sviluppi mediatici del web che, secondo Sorlin, comunica soprattutto sentimenti ed emozioni e non è certo paragonabile alla storia degli storici di professione. Si toccherebbe così in rete la fine dell'obbiettività e del positivismo metodologico ricercato dagli storici di professione oltre all'interesse per i problemi storiografici tradizionali. La rete di storia propone dunque una rivoluzione che abbandonerebbe la storia antropologica, quella "longue durée" che permeava la riflessione degli storici fino all'avvento del web e che guardava anche alla permanenza di problemi secolari. La rete propone così una diversa conoscenza della storia legata all'oggi. Essa si dimentica della continuità e dei tempi lunghi della Storia. Per Sorlin, il web riproduce in rete gli interessi per le guerre del Ventesimo secolo che Francesco Mineccia ha approfondito studiando la storia pubblica sfornata nelle edicole in Italia nel dopoguerra (F. Mineccia, "Il racconto per immagini: la storia d’Italia nelle pubblicazioni a dispense (1961-2011)" in Ricerche storiche, A. XLII, n.2 (maggio-agosto 2012), pp.231-272.) Sorlin vede nella scuola la principale responsabile dell'incapacità cronica ormai a capire la complessità del passato che trasparre nei siti di storia in rete. La storia militare onnipresente che si dipana nel web è quella della prima e della seconda guerra mondiale -non più il confronto di vent'anni fa tra sostenitori di Vichy e Resistenza-, e la storia della Shoah.
Il web di storia in Francia è anche caratterizzato da un anti-americanismo latente: che gli americani abbiano tentato di colonizzare la Francia è una delle lezioni più vivace nella presenza di storia nel web francese. Serpeggia poi anche la nostalgia per avere abbandonato l'Algeria. Infine la storia dell'Europa nella rete è soprattutto fatta di anti-europeismo in Francia. La riflessione storica si focalizza per esempio sulle ragioni pro o contro l'entrata della Turchia nell'Unione. 
In realtà sottolinea Sorlin, poche persone sono interessate alla storia in rete e frequentano siti di storia anche se chi si esprime in rete è spesso specialista di specifiche tematiche storiche. In generale, la storia presente nel web francese è povera e riflette un profondo disinteresse per la complessità di un passato anche secolare che, se viene mostrato in rete, è comunque sempre pieno di errori. Soltanto 150.000 persone frequentano i siti di storia ed i forum che di storia discutano in rete in Francia. Molti sono anziani con più di 65 anni. Sorlin pensa che solo la scuola potrebbe fare qualche cosa per migliorare la conoscenza globale della storia e, di conseguenza, una presenza qualitativa della storia nella rete. 
Sorlin cita tuttavia l'esempio felice di Twitter che ha permesso ai giovani di scoprire che la deportazione degli ebrei a Parigi, nel "Vel D'hiv" -il rastrellamento degli ebrei nel Velodromo d'Inverno il 20 agosto del 1941-, non fu il fatto degli occupanti tedeschi, ma dei francesi stessi. La deportazione degli Ebrei succedeva in Francia per mano dei francesi e la rete ha permesso di fare conoscere la verità storica in questo caso. Nascerebbe così nella rete francese di storia, anche se in forme marginali, una nuova specie di "internautes" dei siti web di storia, nuovi storici -che amerei chiamare storici pubblici digitali- che lasciano commenti molto specializzati nei forum sociali mentre, in genere, commenti nei blog non ne vengono fatti
Tuttavia non ho personalmente capito bene come Sorlin abbia dedotto le sue informazioni su chi pratica la storia in rete in Francia. Dovremo sicuramente aspettare la pubblicazione degli atti della giornata di studio per saperne di più su chi pratica e s'interessa della storia in rete in Francia.

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